Fondazione Culturale

Michel De Montaigne

Comune 

di Bagni di Lucca

Fondo Ian Greenlees

La Biblioteca di Ian Greenlees a Bagni di Lucca

di Mario Curreli


Per molti anni direttore del British Council a Roma, poi, dal 1958 al 1981, del British Institute di Firenze, al pari di molti suoi connazionali lo scozzese Ian Greenlees (1913-1988) aveva scelto di risiedere in una casa nascosta nella verde valle della Lima, dove trascorse gli ultimi anni circondato dai suoi amati libri. Donata al Comune di Bagni di Lucca – che ne garantirà l’accesso agli studiosi nei suggestivi spazi della vecchia Anglican Church – la biblioteca di Greenlees a Casa Mansi riflette i vasti interessi culturali, le passioni e le curiosità artistiche di una personalità veramente poliedrica. Parecchie migliaia di volumi, spesso in più tomi, spaziano dalla prediletta letteratura di viaggio di Eustace a quella di Hoare, da Italy di Lady Morgan all’Italian Journal di Samuel Rogers; da Edward Lear e Lenormant, predecessori di Gissing sulle rive dello Ionio, a Lithgow, Lucas, Moore e Hare, da Swinburne e Roscoe a Hewlett, dagli Handbooks di John Murray alle guide Pevsner. Spiccano numerosi studi sulla storia, la lingua, i costumi e i monumenti della Napoli borbonica, dei prediletti Amalfi e Ravello, o della Capri di Gorki e dei Cerio, di Munthe e Wilde, di Peyrefitte e della Yourcenar. Anche Greenlees vi aveva acquistato una casa per le vacanze, Villa Fraita di Anacapri, cedutagli nel 1949 dal medico e romanziere Francis Brett Young, il prolifico autore dei “Mercian Novels”.

I gusti davvero eclettici di Greenlees, figlio di una Stewart ed erede di produttori di whisky, traspaiono dalla presenza in biblioteca degli studi fondamentali sulle necropoli etrusche del Dennis accanto alla storia del whisky di David Daiches, altro scozzese eccentrico. Dalla pittura rinascimentale si passa al Foreign Investor di Merrill Lynch; dall’arte culinaria di Apicio allo Shilling Cookery for the People di Soyer, dall’Artusi ai Vini d’Italia di Veronelli e a ben tre edizioni del Talismano della felicità di Ada Boni, vero toccasana per uno scapolo. Accanto al Dante illustrato e autografato da Guttuso, che gli fece anche un ritratto in divisa militare (Greenlees ebbe il grado di maggiore), si trovano i libretti di Lorenzo Da Ponte, di Wagner e Francesco Maria Piave. Alla popolare saga di Don Camillo, letta in originale e in traduzione, si mescolano scrittori omosessuali, da Gide, Lorca e Peyrefitte, a Palazzeschi, Pasolini e Penna; da Firbank, Forster e Waugh a Maugham, Hartley e Douglas. All’ultimo di questi Greenlees dedicò nel 1957 una breve monografia, riedita da Longman nel 1971, cui ne va aggiunta un’altra, ancora più concisa, del suo amico, Robin Chanter, bibliotecario del British Institute, qui presente anche con un dattiloscritto delle Conversations with a Retired Gentleman che varrebbe la pena pubblicare.

Rilegati in pelle azzurra con impressioni in oro ed ex-libris di Laura e Robin Chanter, i cinque volumi del catalogo della biblioteca, più uno di aggiornamenti, comprendono diverse migliaia di schede dattiloscritte, ordinate alfabeticamente per autore, che vanno dal garibaldino Giuseppe Cesare Abba e dall’esteta anglo-fiorentino Sir Harold Acton, passando per folte rappresentanze dell’arbiter Berenson, dei “Laureate Poets” John Betjeman e Cecil Day Lewis, del cattolico-romano Chesterton e del Vate D’Annunzio, per concludere con una collezione dei romanzi della Woolf per i tipi della Hogarth Press, con varie edizioni di Zola e una traduzione di Stefan Zweig.

Scorrono nella lista pregevoli cinquecentine di Sermoni funebri, di opere di Cicerone, Boccaccio e dell’Aretino, dell’Ariosto, di Bandello e del Bembo, di Dolce e del Doni, di Erodoto, Ficino e Guarini, nonché aldine dei Viaggi fatti da Vinetia e giuntine del Cento novelle. Si va da edizioni seicentesche di Marino e Ruzante, della Descrittione del Regno di Napoli, del Pentamerone e delle opere di William Davenant, a quelle settecentesche di Virgilio e Sacchetti, di Locke, Pascal e Voltaire, nonché dell’Odissea di Pope e della Istoria del Granducato di Toscana del Galluzzi. In questa sezione spiccano edizioni di Defoe, Richardson, Smollett, Sterne e Swift, la Life of Colley Cibber e i dodici volumi del Decline and Fall of the Roman Empire di Gibbon.

Il fondo più consistente è, prevedibilmente, quello ottocentesco, nel quale figurano in maniera cospicua edizioni originali di autori inglesi romantici e vittoriani, più o meno famosi: da Blake e Burns a John Clare, dagli Shelley a Lord Byron, dai Browning ai Rossetti, da Scott a Dickens e Charles Reade, da Ruskin a Morris, rappresentati da molte edizioni originali, accanto agli ormai quasi dimenticati, ma un tempo assai noti, Walter Savage Landor e Charles Lever, Vernon Lee e Ouida, che amarono soggiornare in Toscana e in particolare a Bagni di Lucca. Alcuni di questi nascosti tesori bibliografici hanno costituito motivo di vero interesse quando sono stati esposti nel corso di recenti convegni internazionali, organizzati in collaborazione fra il Comune di Bagni di Lucca, la Fondazione Michel de Montaigne e il Dipartimento di Anglistica dell’Università di Pisa. Sui suoi autori preferiti, e sui viaggiatori inglesi nella Toscana dell’Ottocento, Greenlees tenne varie conferenze, nelle Università di Firenze e Pisa, all’Anglo-Italian Club di Viareggio e nel corso di congressi storico-letterari che lui stesso contribuì ad organizzare a Bagni di Lucca.

A singoli volumi di gran pregio si affiancano serie complete, come i trentotto volumi degli Aldine Poets, i sedici volumi dei Works nell’edizione Methuen della vittoriana Marie Corelli, i trentasei di un’altra personalità dimenticata, Marion Crawford; ventiquattro di William Morris, oltre una sessantina di titoli di Stevenson, diciotto dei Wessex Novels hardiani; i quarantadue volumi, non tutti d’epoca, di Gissing; i trentadue dell’edizione Constable di Meredith e i quindici di Proust nell’edizione Gallimard; i venti delle opere di Conrad nell’edizione Grant del 1925; i due fratelli Durrell e i tre Powys, rappresentati in pari misura, insieme a una nutrita schiera di titoli trolloppiani. Sugli scaffali si riconoscono i dorsi mattone di sessantasei titoli crociani di Laterza, accanto agli oltre ottanta di Salgari, il quale batte perfino Shakespeare e Shaw ed è superato soltanto dagli oltre cento titoli dei prolifici Sitwell.

Tutte opere acquistate sul mercato antiquario internazionale, alle aste di Christie’s o Sotheby’s, delle quali Greenlees conservava i ricchi cataloghi, oppure cercate amorosamente sulle bancarelle: non era raro scorgere la figura imponente del burbero direttore aggirarsi nei mercatini e nelle librerie fiorentine, da Gonnelli o da Seeber. Qui veniva accolto dai cordiali accenti della Gina, il vero genio del luogo, che gli mostrava le ultime novità. Molti dei suoi libri, spesso con dediche autografe, Greenlees li aveva ricevuti in dono dai maggiori scrittori del Novecento. Alcuni dei quali, da Graham Greene a Mario Soldati, da Moravia alla Morante, dagli anglisti italiani (Praz, Baldi, Pellegrini) agli italianisti inglesi, erano stati amici letterati, compagni di studi e sodali o commilitoni del tempo di guerra. Durante la quale, al pari del doppiogiochista Harold “Kim” Philby o dell’agente segreto Ian Fleming, venne anche lui impiegato nei Servizi britannici e, nel 1943-44, diresse le trasmissioni di Radio Bari. Da questa prima emittente della EIAR liberata dagli Alleati, un giovanissimo Aldo Moro rivolse un appello agli italiani.

In biblioteca non mancano annate di riviste – dalla Nuova Antologia al Menabò, da Paragone e Il Ponte alla Rassegna Lucchese, dallo Spectator e The Tatler allo Yellow Book e all’Antique Collector – rare edizioni di pamphlets a tiratura limitata, incluse le Dissertazioni di Spallanzani e una raccolta di microstorie locali di Bruno Cherubini. Fra le rarità spiccano edizioni del Castello di Udine gaddiano nelle edizioni di Solaria, opere di Richard Aldington e Charles Morgan, nonché opuscoli di Norman Douglas, W.S. Maugham, o D.H. Lawrence (quest’ultimo come autore in proprio e traduttore del Grazzini detto “Il Lasca” o del Mastro Don Gesualdo), molti dei quali allestiti per i tipi prestigiosi del libraio-editore fiorentino Pino Orioli.

Sono altresì presenti numerose traduzioni in varie lingue: dalle memorie autobiografiche di Alfieri, nell’edizione londinese in due volumi di Colburn del 1810, a quelle di Casanova in una privately printed edition in dodici volumi del 1894; da ben nove raccolte diverse delle Mille e una notte, in inglese, francese e italiano, per complessivi quaranta pezzi bibliografici, ai quarantaquattro volumi delle opere di Balzac in inglese. Scorrono davanti agli occhi traduzioni dell’intrepido Lauro De Bosis, i cinque volumi del Don Chisciotte nella versione di Smollett e quella, purtroppo incompleta di Peter Motteux; si passa dal Cid tradotto da Robert Southey, il poeta laureato irriso per la sua piaggeria da Lord Byron, a sette o otto versioni diverse di Dante, incluse quelle di Cary e della Sayers. Si va da versioni di Manzoni e Calvino, Ugo Pirro e Tomasi di Lampedusa, eseguite dall’amico scozzese Archibald “Archie” Colquhoun (poi fattosi monaco cistercense), a quelle dei classici russi di Constance Garnett, qui presente accanto ad opere del suocero Richard, bibliotecario del British Museum, e del figlio David, giovane leone di Bloomsbury. Preziosi il dattiloscritto originale e la introvabile prima edizione Ali del 1944 della versione di Little Gidding eseguita a quattro mani da Tommaso Giglio e Raffaele La Capria.

Donato nel 1991 al Comune di Bagni di Lucca da Robin Chanter - in esecuzione del lascito testamentario dello stesso Greenlees, cittadino onorario dal 1972 e sepolto nel cimitero locale - un corpus simile, di cui si sono citati appena alcuni dei principali tesori, meriterebbe di essere elevato a fondazione culturale. Una biblioteca come questa sarebbe capace di attrarre studenti e studiosi delle tre università toscane nell’amena stazione termale, citata dall’elisabettiano Webster, decantata da Montaigne e Heine, frequentata dagli Shelley, amata dai Browning e da schiere di loro ammiratori che qui si dirigono e spesso decidono di restare.





©2011-2024 Fondazione Culturale Michel De Montaigne

Redazione: Angela Amadei - Editor: Lanfranco Raiani - Ultimo aggiornamento: 19 aprile 2024 (XIX.IV.MMXXIV)